Dopo la dura decisione di sospendere le trasmissioni di Radio Casa Bastiano, vi aggiorno sulla complicata vicenda che riguarda SIAE, SCF e Radionomy.
Breve riassunto di quello che sta succedendo: dopo aver pagato per anni le licenze SIAE ed SCF per RCB, a fine 2015 mi sono avvicinato al servizio offerto gratuitamente da Radionomy, chiedendo ed ottenendo assicurazioni sul pagamento dei diritti. La notizia dell’acquisizione di Radionomy proprio a dicembre 2015 da parte del gruppo Vivendi, un vero e proprio colosso proprietario anche del gruppo Universal Music e delle etichette discografiche ad esso collegate, mi ha dato ancor più fiducia nel fare il grande passo.
Così, a partire da gennaio 2016, RCB ha iniziato a trasmettere tramite il servizio di streaming di Radionomy che, a parte qualche breve malfunzionamento tecnico, ha soddisfatto pienamente le mie aspettative. Peccato che a fine marzo sia arrivata la doccia gelata: SIAE ha richiesto a Radionomy la cancellazione delle radio italiane sostenendo che quest’ultima non ha mai versato i diritti per le sue webradio (attenzione, stiamo parlando di un servizio che gestisce più di 50.000 radio provenienti da tutto il mondo!). Così, mentre Radionomy rimane ancora utilizzabile dal resto del mondo, le webradio italiane sono presto sparite dalla sua lista e, seppur lo streaming diretto rimanga ancora valido, io ho deciso di sospendere momentaneamente le trasmissioni in attesa di un possibile accordo tra Radionomy e SIAE che attualmente sono in trattativa.
Tutta questa vicenda è molto complicata e s’interseca con altre notizie arrivate negli ultimi giorni:
- Sony, l’altro colosso che si spartisce insieme ad Universal (che è di Vivendi, quella che ha acquistato Radionomy) il mercato discografico internazionale, che in America fa causa a Radionomy per i brani del suo catalogo che vengono trasmessi dalle webradio;
- la scadenza del termine, il 10 aprile, per la ricezione da parte dell’Italia della direttiva Barnier (Dir 14/26 approvato a febbraio 2014 dal Parlamento Europeo), l’atto comunitario che impone maggiore flessibilità nel mercato europeo dei diritti intellettuali e che impone parecchi cambiamenti alla SIAE;
- SIAE che dichiara di aver cercato da 2 anni un accordo con Radionomy tramite Armonia, società fondata per favorire il rilascio di licenze paneuropee che oggi rappresenta 6,5 milioni di opere in 33 paesi europei, coprendo i repertori di SACEM, DGAE, SIAE, SPA (Portogallo), SABAM (Belgio) ARTISJUS (Ungheria) e SUISA (Svizzera);
- SCF che si è accodata alle richieste di SIAE a Radionomy
- Radionomy che, dopo tanto tempo, dichiara investimenti notevoli sui server della sua piattaforma.
Penso che ci siano in ballo interessi molto grandi e che Radionomy, con il suo servizio e le sue webradio, abbia scardinato in Italia un sistema antico basato ancora su logiche nazionali che sicuramente è necessario aggiornare e modernizzare. Le webradio sono una realtà già da parecchi anni e, forse per la prima volta dai tempi delle radio libere, hanno dato la possibilità a chiunque di farsi una radio e trasmettere rivolgendosi potenzialmente ad un pubblico infinito. Pagare i diritti per trasmettere è giustissimo e secondo me non esistono alternative pirata e illegali. Il punto è: il costo richiesto da SIAE + SCF per una webradio amatoriale senza introiti pubblicitari, quasi duplicato nel corso degli ultimi anni, è equo e sostenibile? Io, dopo averlo pagato per tanti anni, sono giunto alla conclusione che è veramente eccessivo. In termini più ampi, visto che tra Radionomy ha accordi nel mondo e con SIAE ha ancora in corso una trattativa, il costo richiesto da SIAE è equo ed in linea con gli altri stati nei quali è ancora possibile utilizzare Radionomy? In sostanza: perché solo a noi in Italia è vietato attualmente utilizzare Radionomy?
Non ci resta che attendere, rimango dell’idea che sia ancora possibile che Radionomy trovi un accordo con SIAE ed SCF e che il suo servizio venga riattivato anche in Italia così come è successo qualche tempo fa in Olanda. In alternativa, spero che il recepimento della direttiva Barnier possa portare novità anche nel settore delle webradio e che ci sia modo di negoziare nuovi accordi con SIAE ed SCF in linea con quelli degli altri stati europei in cui farsi una webradio amatoriale in regola con i diritti costa la metà!
Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento SIAE, SCF, Radionomy, direttiva Barnier, consiglio la lettura dell’interessante articolo Siae e Scf “chiudono” le webradio italiane di radionomy. Ma sorge qualche dubbio.