Raffinato. Colto. Elegante. Gli aggettivi simili a questi si sprecano per Joe Henry, nome rimasto sempre nascosto dietro alla produzione di eccellenti dischi di gente come Solomon Burke (nel suo più bel disco di sempre Don’t Give Up on Me), Jim White (nell’ottimo Drill a Hole In That Substrate and Tell Me What You See), Ani DiFranco (Knuckle Down), Aimee Mann (The Forgotten Arm), Bettye LaVette (I’ve Got My Own Hell to Raise), Elvis Costello / Allen Toussaint (The River In Reverse), Mary Gauthier (Between Light and Dark), Lisa Hannigan (Passenger), Me’Shell Ndegeocello (Weather).
Molti dipingono Joe Henry come un parente di Tom Waits, altri pensano faccia dischi solo perchè è il cognato di Madonna. In realtà, seppure tutto questo sia vero e abbia a che fare con la carriera di questo straordinario artista, pochi sanno che produce anche i suoi dischi e che questi sono dei piccoli autentici capolavori. Reverie, ultimo arrivato, non è da meno: raramente si sente convivere folk, jazz e pop con così tanto savoir faire.
E’ una meraviglia, come sempre!
[wpcol_1half id=”” class=”” style=””]Tracklist
- Heaven’s Escape
- Odetta
- After the War
- Sticks & Stones
- Grand Street
- Dark Tears
- Strung
- Tomorrow Is October
- Piano Furnace
- Deathbed Versions
- Room At Arles
- Eyes Out for You
- Unspeakable
- The World and All I Know[/wpcol_1half] [wpcol_1half_end id=”” class=”” style=””][/wpcol_1half_end]
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