Ci sono momenti in cui penso che aggrapparsi alla musica sia l’unico rimedio per affrontare le quotidiane difficoltà. Lo faccio istintivamente, molto probabilmente con l’intento di non farmi schiacciare dalle avversità. Cerco un appiglio, una nota, un verso di una canzone che mi dia speranza, che mi faccia venire una buona idea o che mi riempia il cuore di positivi ricordi. Solitamente ci riesco, il piccolo miracolo avviene e, anche se l’effetto placebo non dura a lungo, supero il momentaccio.
Uso questa sorta di terapia musicale da parecchio tempo e vi posso garantire che funziona molto bene. L’ultima volta che mi è successo di applicarla è stata la settimana scorsa quando, per sublimare il momento, ho deciso di comporre questa playlist che mi ha giorno dopo giorno, ascolto dopo ascolto, letteralmente ipnotizzato concedendomi lunghi momenti di intenso piacere.
Tutto inizia con 9 minuti e 43 secondi di pianoforte. In a Landascape è un lento mantra suonato divinamente da Stephen Drury e composto da John Cage nel 1948, un brano incredibile nel quale perdersi per ritrovarsi migliori. Ascolto questa musica e capisco che è la dolcezza che mi colpisce, non mi bastano 10 minuti, ne ho ancora bisogno. Il modo migliore per farla proseguire e con Si dolce è il tormento dove al pianoforte di Uri Caine si unisce la magica tromba di Paolo Fresu.
Hypnotized- playlist di RCB – giugno 2012
- In a Landscape (1948) – Stephen Drury
- Si dolce è il tormento – Paolo Fresu & Uri Caine
- Take The L Train (To 8 Ave.) – Brooklyn Funk Essentials
- When it Rains – Brad Mehldau
- Sister Moon (feat. Sting) – Herbie Hancock
- One Blood – Lila Downs
- Lovin’ You – Minnie Riperton
- You Make It Easy – Air
- The Wood Bunch – BED
- Hypnotized – Oliver Koletzki & Fran
- Sharp A2 – Luke Vibert
- I’d Rather Go Blind – Paul Weller
- Value Your Love – Betty Wright
- Reach for the Truth – Linda Lewis
Ok ci sono, dopo solo 2 brani ho già focalizzato cosa mi serve per stare meglio: un pianoforte e una tromba hanno il potere di scavarmi dentro, guardano ciò che non va e mi propongono di uscire allo scoperto mettendo sul piatto tutti i problemi. L’effetto di Take the L Train (To 8 Ave.) dei Brooklyn Funk Essentails e When it Rains di Brad Mehldau è proprio questo. Non ci sono ancora soluzioni, ma inizio a confidare che presto arriveranno. Affido così tutto me stesso alla voce di Sting in una dimenticata quanto notevole versione di Sister Moon jazzata da Herbie Hancock alla quale segue un’incantevole One Blood della splendida cantante messicana Lila Dows.
Ormai ci siamo, la catarsi è vicina, lo sento. Lovin’ You di Minnie Riperton porta una ventata di freschezza e leggerezza, mentre You Make It Easy degli Air compie il miracolo. E’ la svolta, quando senti una canzone così tutto scorre via e hai solo voglia di stare bene. Desidero far durare questa nuova condizione il più a lungo possibile, quindi scelgo The Wood Bunch dei BED per curare definitivamente tutte le mie ferite.
Ce l’ho fatta, ora sto proprio bene, per festeggiare avrei quasi voglia di un po’ di ritmo, non troppo, deve proseguire sulla scia della musica che ho ascoltato fino adesso. Penso che Hypnotized di Oliver Koletzki & Fran sia il brano giusto, lo metto su, alzo il volume e parto. La musica è spettacolare. Punto. Mi trovo a pensare al viaggio musicale iniziato un’ora fa e rido, sono davvero felice. Decido di rimanere ancora un po’ in questa piacevole condizione e mi ascolto anche Sharp A2 di Luke Vibert per poi passare al grande Paul Weller che mi conquista con I’d Rather Go Blind (gran pezzo, gran pezzo!). Il finale è tutto black: Value Your Love di Betty Wright e Reach for the Truth di Linda Lewis chiudono la playlist scaldando l’animo ormai pronto a tutto.
Il peggio è passato, le ferite sono guarite. Anche questa volta mi è bastata poco più di un’ora di buona musica. E’ un’esperienza che vi consiglio. Provate!
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