Domenica stavo facendo dei piccoli lavori intorno a casa. Mentre Giacomo dormiva beato sul passeggino all’aperto, Taddeo richiedeva la mia massima attenzione per mettere in moto il trattorino con il quale tagliamo l’erba del prato. Quando finalmente sono riuscito ad avviare il motore del mezzo (la prima volta dopo l’inverno è sempre difficile) ho caricato Taddeo e abbiamo fatto insieme un piccolo giro di prova nel prato che è bastato per renderlo il bambino più felice del pianeta. Al termine siamo entrambi scesi dal trattorino e a me è venuto istintivo tirare su i pantaloni evidentemente scesi durante i vari tentativi di messa in moto. E’ stato a questo punto che si è palesemente verificata una di quelle situazioni in cui capisci che essere padre o madre ha un significato grandissimo: Taddeo è sceso dal trattorino e, dopo avermi visto, si è tirato su anche lui i pantaloni con aria soddisfatta facendo una di quelle smorfie tipiche di quando vuole fare il grande.
Il gesto, notato da Annalisa, è stato semplice e banale, comprensibilissimo e chiarissimo nella sua importanza e nel suo significato e ha avuto il potere di farmi riflettere su una cosa che aveva scritto Daria Bignardi su Vanity Fair qualche settimana fa e che oggi ho ritrovato, in forma diversa, nelle toccanti parole dell’amico Fabrizio di Quota610.
Le riporto entrambe così come sono e lascio aperti i commenti, nel caso qualcuno abbia voglia di commentarle.
“… Eppure l’unico errore che una madre può fare è quello di non amare. Una delle cose più belle dell’avere figli, forse la più bella di tutte, è che ti aiutano a essere una persona migliore. Che per nessuno come per un figlio ci si mette in discussione, si cerca di correggere i proprio difetti, si è capaci di fare quello che, se fossimo esseri evoluti, dovrebbe essere la regola dei rapporti con gli altri: dare e amare…” Daria Bignardi su Vanity Fair nr. 8 del 28 febbraio 2012
“Rientrando a casa mi rendo conto che è quasi buio. Le giornate si sono allungate, il cielo risplende ancora della luce del tramonto, ma ormai si vedono le prime stelle.
Rifletto su quello che ho visto e penso che proteggere è un gesto istintivo, tanto forte e coraggioso quanto è grande il valore di ciò che si protegge.
Credo che molti di noi abbiano una foto in cui siamo bambini, tra le braccia di qualcuno che ci ama.
Sono le foto più belle: da una parte un abbraccio che ci ripara, dall’altra noi, completamente abbandonati e tranquilli.
Forse continuiamo tutta la vita a cercare quel momento, a volte cerchiamo riparo, a volte lo offriamo…” dal post Proteggere di Fabrizio Rosano su Quota610
Un commento su “Proteggere e amare”
Grazie Michele!
Non aggiungo altro alle tue parole se non…Buona Pasqua a tutti voi!