Mentre qui da noi in Italia la bufera politica sulle intercettazioni e sul ruolo del Presidente è ormai tristemente all’ordine del giorno, mi sono imbattuto sul film di Ron Howard (sì, il cresciutello Richie Cunningham che ora fa il regista di successo) che racconta i noti fatti che, proprio grazie alle intercettazioni, portarono il presidente americano Richard Nixon ad ammettere pubblicamente davanti a tutto il popolo americano le sue colpe nello scandalo Watergate durante una serie d’interviste organizzate dal giornalista inglese David Frost.
Il film di Ron Howard è davvero ben fatto e sa ripercorre con stile una delle più brutte pagine della storia politica americana. Al termine del film, il paragone con le bassezze della vita politica italiana sorge spontaneo: mentre nella mia mente risuonano ancora le frasi di Nixon “L’abuso di potere è l’essenza della tirannia” e soprattutto “Se è il presidente a farlo non è illegale!” penso al nostro attuale Presidente e ai suoi presunti o reali scandali, al suo bisogno costante di trovare un modo per non farsi processare (in realtà anche Nixon non venne processato, ma semplicemente “graziato” dal suo successore), al fatto che non mi pare di vedere un giornalista “alla Frost” in grado di fargli, prima o poi, il processo che non ha mai avuto e di tirargli fuori una confessione storica. Il duello Frost/Nixon rimarrà così un caso unico nella storia, uno di quei momenti così rari e ben riusciti che, a distanza di anni, se ne fa addirittura un film (candidato a 5 premi Oscar nel 2009). Bravo Ron Howard e bravi gli attori, Frank Langella nella parte di Nixon su tutti.
Michele