Usi e tradizioni della notte più magica dell’anno.
Questo articoletto, con qualche modifica, è stato scritto da Annalisa nel 2004 e pubblicato nel numero 11 di Montese Notizie, il periodico di informazione locale edito dal Gruppo Culturale Il Trebbo che si occupa con passione di storia e cultura locali. Quando possiamo collaboriamo a queste attività con grande piacere. Il solstizio d’estate nel 2006 è caduto il 21 di giugno alle 14:26. E’ il momento dell’anno in cui il sole raggiunge la sua massima inclinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso. Questo è il giorno in cui il sole raggiunge la sua più grande potenza e si ha la notte più breve dell’anno: ha così inizio l’estate. Questo particolare momento in cui la luce del giorno vince sulle tenebre della notte, che universalmente rappresentano il male, era considerato particolare e magico nelle tradizioni precristiane sia europee che americane, ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa che cade pochi giorni dopo il solstizio, il 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa si ricorda la natività di San Giovanni Battista.
Dai luoghi selvaggi venite o fate,
e per qualche istante a questa terra badate;
venite danzando dall’irreale collina,
per risvegliare il potere
e compiere la volontà divina!
Nel mio giardino gioite e danzate;
possa la sua terra pullulare di fate!
Erbe, fiori, piante del giardino,
liberate ogni spirito divino!
Brillino ovunque sfere di luce fluttuanti,
dalle Terre degli Elfi belle e lucenti.
Claire Nahmad
Dal libro “Parola di Fata”
Moltissime sono le tradizioni legate a questa notte, che spesso si ripetono identiche dal nord Europa all’Italia, assumendo tipici aspetti nelle diverse regioni.
Una di queste usanze riguarda l’accensione nei campi di falò considerati, oltre che propiziatori, anche purificatori; questo rito si ritrova in moltissime regioni europee e persino nell’Africa del Nord.
Questi falò si preparavano con cose vecchie o marce, perché il fumo che ne scaturiva tenesse lontani spiriti maligni e… le streghe! Si riteneva infatti che in questa notte le streghe si riunissero e scorrazzassero per le campagne alla ricerca di erbe. Dalle nostre parti la tradizione dei falò era particolarmente collegata alla vigilia della festa di ogni paese, quando ogni famiglia accendeva un grande fuoco vicino alla propria abitazione per rischiarare la notte di festa, e così a Maserno si facevano i falò proprio la vigilia del 24 giugno.
Un altro motivo ricorrente di questa giornata è quello delle erbe, che raccolte in questa notte assumono poteri particolari, sono in grado di scacciare ogni malattia e tutte le loro caratteristiche e proprietà sono esaltate alla massima potenza.
Un lungo elenco di piante, che normalmente sono fiorite in questo periodo, ha così acquisito l’appellativo di Erbe di S. Giovanni: si va dall’artemisia, al rosmarino, alla salvia, alla verbena, per non dimenticare la lavanda, raccolta anche dalle nostre nonne alle prime luci del 24 giugno ancora umida di rugiada e preparata in mazzetti per profumare la biancheria.
L’erba di San Giovanni per antonomasia è l’Hypericum perforatum, una pianta dei campi dai fiori giallo oro che formano infiorescenze vistose; le foglie sono puntellate di piccole ghiandole traslucide e, se osservate controluce, paiono perforate, da qui viene il nome scientifico. L’iperico è conosciuto fin dall’antichità come pianta magica e medicinale (viene utilizzata da più di mille anni per la cura di numerose patologie legate al fegato e ai polmoni) ed è stata largamente impiegata per curare ansia, depressione e disturbi del sonno. L’iperico è associato alla festa di San Giovanni anche perché anticamente chi si trovava per strada la notte della vigilia, quando le streghe si recavano a frotte verso il luogo del convegno annuale, si proteggeva da queste infilandone un mazzetto sotto la camicia. Il suo stretto legame col Battista sarebbe testimoniato dai petali che, strofinati tra le dita, macchiano di rosso perché contengono un succo detto, per il suo colore, “sangue di San Giovanni”.
Un’altra raccolta, legata da sempre a questa notte, è quella dei frutti acerbi del noce per preparare il nocino, il liquore ottenuto dall’infusione delle noci ancora verdi e immature nell’alcol. L’utilizzo del mallo di noce come ingrediente per medicinali o liquori risale a tempi antichissimi, non si hanno però notizie precise sull’origine del nocino: si racconta ad esempio che la ricetta sia stata portata in Italia dai francesi. Il culto del noce come “albero delle streghe” era in effetti e di origine druidica, e in Bretagna si preparavano pozioni ritenute magiche utilizzando noci acerbe, è anche probabile che le varie ricette siano derivate da un “Liqueur de brou de noix” o “Ratafià di mallo”, in cui al posto dell’alcol si usava l’acquavite.
Anche la rugiada depositatasi in questa notte magica ha sempre avuto il potere di purificare e di curare. Dalle nostre parti alla sera si era soliti stendere le coperte invernali sui prati in modo che durante la notte venissero bagnate da questa particolare acqua, che aveva il potere di tenere lontane le tarme della lana. Sempre con questa magica rugiada raccolta sulle foglie di prezzemolo si bagnava la testa dei bambini più piccoli nella speranza che i loro capelli diventassero ricci!
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